Il muro di scudi (in anglosassone scieldweall o bordweall; in norreno skjaldborg)[1] era una formazione tipica vichinga che consisteva in un corpo di guerrieri posizionati abbastanza vicini da sovrapporre i loro scudi in modo da proteggersi a vicenda formando una barriera compatta.[2] Le immagini sulla stele di Stora Hammar provenienti dall'isola di Gotland mostrano scudi più piccoli che si sovrappongono per meno di un quarto della loro larghezza, quindi è ragionevole pensare che il posizionamento variasse a seconda delle circostanze, e forse diversi gruppi erano organizzati in diversi skjaldborg che si sostenevano a vicenda, mentre altre unità coglievano l'opportunità di posizionarsi da sole e attaccare di sorpresa.
La ferocia del combattimento ravvicinato vichingo è attestata nelle cronache medievali nella ricostruzione della battaglia di Brunanburh, in una combinazione di due muri di scudi, che alternano lance e armi corte per sfondare le file nemiche da dietro in un'offensiva a testa di cinghiale, dove la velocità era la chiave della vittoria.[3] Altre battaglie in cui è attestata la formazione a muro di scudi sono quelle di Ashdown e Marton nell'871. Nella battaglia di Corbridge del 918, è attestata la formazione di quattro divisioni di muro di scudi, ma una fu tenuta nascosta come rinforzo.[4]
Anche re Harald III di Norvegia applicò questo sistema difensivo nella battaglia di Stamford Bridge,[5] organizzando le sue forze in una formazione circolare priva di profondità, mentre i ranghi posteriori di questa formazione erano chiusi insieme con scudi allo stesso modo di quelli anteriori.[6]
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